Giorni in cui si va a bere birra, sempre all'Ovella. In cui si va a Sigtes, in cui a me e Laura tocca sopportare un tipo che crede di essere gentile ma è solo pesado, in cui sorgono novità sul viaggio a Lisbona ormai prossimo, in cui si gironzola svogliati per la città, in cui forse non si ha un vero motivo per alzarsi al mattino, per uscire di casa, per fare altro che non sia pensare. Perché agosto è sempre un'attesa. Un'attesa del ritorno alla vita, un'attesa del ritorno alle solite occupazioni, un'attesa del ritorno a una temperatura decente. Un'attesa del ritorno a una me stessa meno impaziente.
Impaziente di tornare a Valencia, di tornare in Italia, di andare a Lisbona, di conoscere i nuovi erasmus, di vivere con Giulia e poi Giada, di vedere come andrà a finire. Di scoprire se la nuova favola effimera sarà bella come quella finita da meno di un mese.
Così magica non potrà mai esserlo... la polvere di stelle si è già dissolta sulle nostre vite, posata sulle nostre spalle. E' già sulle mie ali, nel mio cuore, nei miei gesti.
Ma sarà bello, sarà bello perdersi in nuovi volti, nuove situazioni, nuovi sguardi, nuove parole, nuove vite. Ognuna, ancora una volta, speciale a suo modo. E rivedere la magia con occhi diversi, con gli occhi di chi ha già vissuto la favola. Con gli occhi di chi vola già alto, di chi non si accontenta più, di chi rivedrà con tenerezza se stessa. Appena arrivata in questa terra, con una valigia enorme e senza la più pallida idea di ciò che sarebbe successo.
Proprio come gli erasmus di domani.