e'
il
27/05/07.. h.13.33 mi sento
indosso... il pigiama ascolto...
i Dinosaur Jr. chattando con...
nessuno e smanettando con emule vogliosa di nuova musica
pensando che neanche stanotte ho dormito abbastanza...
ma come cazzo fa ad azzeccarci sempre? (zia, perdona la citazione/copiatura...)
Ristorata (o forse frastornata) da un mese di sano cazzeggio, dedicato alle uscite, alle rimpatriate, ai regali di natale e ai viaggi infiniti per tornare a casa, a ore zen chiusa in camera oscura con un buon cd di tango argentino, a mentali festeggiamenti per la partenza dello zulù della stanza accanto. Alle canzoni della Carrà in spagnolo, alle notti passate a colonizzare i divani del Purple Nest con Carlo e la Zia, e/o a guardare film, a immergersi in fittizi mondi altrui, per dimenticare la miseria di vivere con delle persone che con te forse non hanno nulla in comune, e la difficoltà di seguire un percorso lontana da tutti. Tutta sola seguendo decisioni che non sai se poi son giuste. Iniziamo dall'estate 2005. Ero una neo-laureata, con mille possibilità davanti. Eppure nessuna. Poi sono diventata una studentessa della fighissima specialistica in Cinema, televisione e produzione multimediale. Pomposa quanto inutile. Già al primo anno non ne potevo più. Eppure prima mi piaceva tanto studiare... Ero una fidanzatina perfetta, o forse ci provavo. Ma Fra, nonostante le manie di perfezionismo, mi amava così com'ero. Con i miei difetti e il mio stronzissimo carattere. Sono diventata un'ex, per mia scelta. Ma a lui non è mai passata. E forse neanche a me. Stiamo insieme o forse no. Ma non riusciamo a uscire con nessun altro. E non usciamo neanche insieme, visto che io sono in Spagna e lui a Bergamo. E quindi, che cazzo sono adesso? Ero un'erasmus. E ora sto qui, non mi schiodo da questa città, nella quale ho trovato nuove scuse per fermarmi: ovvero nuovi amici, pochi ma buoni, e una stupenda scuola di fotografia. E nel frattempo cerco di preparare gli ultimi esami e la tesi. Per porre fine a quest'agonia chiamata corso di laurea specialistica in non-so-cosa. E quindi, che cazzo sono adesso? Cio' che è certo è che non mi sento più parte di nulla, di nessuna comunità. Non so qual è il mio posto e se faccio bene a restare qui. Forse vado avanti per inerzia. Forse mi piace stare qui. Ma non mi è più indispensabile. Anzi. Le regole esistono per essere violate. Ma quando non hai regole, e nessuno ti dice dove stare, cosa fare e fino a quando, inizi a chiederti quale sia il tuo posto. Quando puoi davvero scegliere, non sai in che direzione andare. Perché stai bene qui, hai reso le tue 4 mura davvero accoglienti. Le hai riempite di colori, fiori, foto e cartelloni. Di ricordi, di sogni, di speranze. Di amici che di tanto in tanto condividono quello spazio con te. Ma non riesci a rassegnarti ad alcune cose. E ti manca la tua cucina colorata e sempre pulita, sempre in ordine. E ti manca il tuo divano dal colore non dubbio, ma di un bel giallo solare. Ti manca poter scorrazzare per casa con il pigiama lungo e i calzini, sapendo che non diventerà tutto nero dopo 10 minuti. Ti manca poter vedere Friends in pace. Accendi la tv solo un'ora al giorno ma qui non puoi. Perché è alla stessa ora del programma idiota che piace tanto al tuo coinquilino nerd. E allora, poverino, lasciamoglielo guardare. Ti manca il tuo frigo senza l'acqua marcia che si muove in piccole onde quando apri i cassetti della frutta. Ti manca il tornare a casa e trovare il tuo ragazzo ai fornelli, con il grembiule, che ti prepara il pranzo e ti accoglie con un sorriso. Ti mancano le notti abbracciata a lui. La sensazione di vivere in un posto degno di essere chiamato "casa". Ti mancano perfino i litigi, perché poi si faceva sempre la pace. E ti ritrovi a desiderare di poter riavere tutto indietro. E a chiederti se sia possibile. E a deprimerti di fronte alle scarsissime probabilità di trovare un lavoro decente (e remunerato) a Bologna. E all'idea di andar via da un Paese come la Spagna. Che non è il tuo, è vero, ma ti ha accolto a braccia aperte. E allora, cosa fare? Restare qui, cambiare città, tornare in Italia. E poi... sarò pronta per tornare con lui? Ho ancora quella mentalità da fidanzatina che mi teneva al riparo dalle tentazioni? Lo amo abbastanza o è solo una sensazione? Mi manca davvero o son solo fissazioni? Ci siamo lasciati un anno e mezzo fa. E forse mi sono sempre stufata di tutti perché cercavo in loro qualcosa che non potevano avere. E mi sono innamorata di piccoli dettagli di qualcuno, del loro sorriso, di alcuni modi di dire. Mi sono innamorata di un piccolo toscano sorridente e all'apparenza perfetto, che forse non dimenticherò mai ma che probabilmente non era altro che una costruzione mediatica, una fotocopia del presunto uomo perfetto che non esiste. Mi sono innamorata delle sue belle parole, dei suoi modi di fare. Ma forse era tutto finto. Ma quando rivedo Fra, è come tornare a casa. Come tornare al passato, un passato in cui ci si può accucciare, riposare, evitare di pensare a nulla... in cui ci si può sentire bene, in cui si può abbracciare un barlume di serena felicità. E' uno stronzo testardo e anche un po' chiuso. Ma è lui. E' come se non avesse mai smesso di appartenermi, come se non avessi mai smesso di appartenergli. Amo il modo in cui se ne sta tutto concentrato su qualcosa. Che sia un quadro, una scultura, un film o solo un oggetto o una persona. Adoro il mondo in cui guida la sua Piunto, come la chiama lui, e mi da i bacini sulla fronte quando siamo fermi a un semaforo. Mi piace il modo in cui riesce a gestire sempre tutto, a mantenere l'ordine intorno a lui, neanche fosse Mary Poppins. Mi piacciono i suoi pigiami a quadretti, i suoi calzini a righe e i suoi boxer colorati. Mi piacciono i suoi capelli biondi e morbidi che profumano sempre di shampoo. E la cura con la quale si occupa di ogni cosa. Dal piegare i vestiti, al mantenere in ordine la scrivania, al non circondarsi di mille oggetti superflui come faccio io. Riesce a gestire tutto con efficienza, relegando gli impulsi infantili ai momenti di intimità e alla scelta dei calzini o all'uso di una maglia di Garfield per dormire. Non si appallottola in una coperta cercando di non sentire la sveglia e di sfuggire alle responsabilità. Affronta tutto a testa alta. Non lascia spazio alla pigrizia, ne' ai rimorsi che ne conseguono. E' vero, ci sono aspetti di lui che non mi piacciono. Motivi per cui l'ho lasciato, per cui non funzionava. Ma nonostante gli alti e bassi, nonostante fossimo incompatibili, c'era una forza che ci permetteva di superare tutto, di smussare gli spigoli, di essere felici insieme nonostante tutto. A un certo punto è diventato troppo difficile. Per un breve periodo ho creduto di poter essere felice senza di lui. Ma forse non è così. Ho sempre un nodo in gola, un vuoto allo stomaco che non mi abbandona se non occasionalmente. Non so se torneremo insieme, se riusciremo a mediare le nostre differenze, a metterci d'accordo su una città o un Paese in cui vivere. Non credo alle favole, non vedo un futuro roseo e perfetto. Ma penso si possa stare meglio di così. E io, un ultimo tentativo voglio farlo. Magari non funzionerà. Ma perlomeno ci avrò provato, e sul serio.