Perché quando non succede un cazzo mi vien voglia di scrivere?
E quando succedono tante cosine su cui potrei scrivere pagine e pagine non lo faccio?
Arcani meccanismi di una mente contorta.
Sono tornata a Bologna, ho fatto un esame che è andato di culo, lo ammetto.
Ho verbalizzato il tirocinio, l'esame sul cinema erotico.
E non ho ancora verbalizzato quei maledetti esami erasmus.
Ho rivisto Giulia, Filo, Bigno, Cleme e Sara. La Simo no, perché aveva la tonsillite.
E neanche Laura, che era a Bruxelles.
Ne' Ferdinando che se la tira.
Ho rivisto il cameriere bisbetico di Vito. Mi mancava. Fa parte della mia Bologna come le 2 torri. Come le cacche dei piccioni sui monumenti. Come i turtelìni. Come Gian e la cagnina. Come Matteo e i porri sul divano (che ora è diverso. Duro e sfondato. Zero rischio abbiocco).
Come la mia casetta piccina picciò.
Residui della mia Bologna che va sbriciolandosi con il tempo che passa e, soprattutto con l'amministrazione Cofferati (e meno male che è di sinistra!).
Ho visto finalmente il dipartimento completamente ristrutturato. Dopo ben 5 anni.
La squallida biblioteca di via Galliera trasferita nella sede in via Barberia. Che dire? Ora sì che fa venir voglia di studiare. Proprio ora che ho quasi finito anche la specialistica.
Che tempismo, ragazzi.
Ho preso un aereo per tornare a Valencia di nascosto. E c'è mancato poco che Fra mi sgamasse.
Si, proprio quel Fra. Ho rivisto anche lui.
E non so cosa dire, cosa pensare.
Come ogni volta che mi succede qualcosa di importante.
So solo che 3 giorni sono pochissimi.
Che avevamo ancora mille cose da fare insieme, ma il suo biglietto ryanair non era d'accordo.
E neanche i suoi capi in DHL.
So solo che oggi, in aereoporto, mi son sentita infinitamente piccola all'idea di tornare a casa sola.
Continuo a detestare le coppiette.
Le convivenze altrui.
I baci e le effusioni in pubblico.
Che lui c'entri qualcosa?