Cielo scuro. Cioe' azzurrissimo, ma grigio angosciante filtrato attraverso il velo della rabbia. Una scura esplosione sorda, silenziosa che si allargava fulminea a tratti esitante nelle crepe profonde della personalita' di Valeria, come uno sparo su un vetro che si frantuma a poco a poco senza un vero e proprio schianto.
Era successo un'altra volta. Un'altro sbaglio un passo falso che ne portava altri mille a cui non sapeva porre rimedio e anche riuscendoci mille cose rovinate mille attimi sprecati mille rimorsi mille risentimenti mille incomprensioni mille lacrime rabbiose di angoscia cupa che costringe a stringere i denti e abbassare lo sguardo prima di alzarsi con una nuova ferita al cuore per continuare una lotta che non sarebbe mai finita. Ne' vincitori ne' vinti, solo un innumerevole numero di vittime, piccoli attimi di vita buttati via al vento degli inganni e degli sbagli.
FISSO' I SUOI OCCHI SCURI NELLO SPECCHIO COLMO DI CREPE CON UNO SGUARDO ACCESO DALLA LUCE DELLA SFIDA E DELL'IRA E IMMAGINO' DI PARLARE CON QUALCUNO CHE LA CAPISSE. IMPOSSIBILE. SOLO UN SOGNO. LA LUCE CHE FINO AD ALLORA ERA STATA CERTEZZA VACILLO' PER LIQUEFARSI E SCENDERE ANCORA UNA VOLTA LUNGO IL DELICATO TRATTO DELLE SUE GUANCE... ANCORA LACRIME...
SENTI' LA VOCE DI UN AMICO INESISTENTE DIRLE CON UNA VOCE CALMA MA DECISA, MOLTO PERSUASIVA: "TU NON HAI BISOGNO DI DIMOSTRARE NIENTE A NESSUNO, NEANCHE A TE STESSA PERCHE' SI E' FORTI SOLO QUANDO SI RIESCE AD ESSERE SE' STESSI E SEGUIRE SOLO CIO' CHE LA NOSTRA ANIMA CI GRIDA".
"CERTO" CONTINUO' "E QUANDO AVRO' IMPARATO AD ASCOLTARLA POTRA' SMETTERE DI GRIDARE E DI AFFANNARSI PERCHE' SAPRO' SEMPRE COSA FARE. AL DIAVOLO! CHE CAZZATA COLOSSALE!!! MA CHI E' A RIEMPIRMI LA TESTA DI QUESTE STUPIDAGGINI?! MAH FORSE FA PARTE DEI MIEI SBAGLI FORSE NIENTE E' PIU' RECUPERABILE MA PERCHE'? PERCHE' NASCERE CON LA FORTUNA DI AVERE UN'ESISTENZA PRESUMIBILMENTE PRIVA DI PROBLEMI E SCOPRIRE COL TEMPO DI AVERLO DENTRO UN PROBLEMA, DI ESSERE IO IL PROBLEMA.
CHE MERDA SONO ANDATA PURE FUORI TEMA E NON MI SONO NEANCHE SFOGATA HO SOLO SCRITTO UN MUCCHIO DI STRONZATE
SUA SORELLA ERA MORTA. E CON LEI ERA ANDATA VIA ANCHE UNA PARTE DI VALERIA, UNA PARTE CHE NON SAREBBE PIU' RINATA. ERA DI NUOVO FIGLIA UNICA, SENZA PRIVILEGI. SOLO UN PROFONDO RISENTIMENTO DA PARTE DEI GENITORI.
GRANDE GALASSIA OSCURA. MIRIADE DI PICCOLI PUNTINI LUMINOSI INFUOCATI E PIANETI ORBITANTI. UNIVERSO. VI NAVIGO IRREQUIETA MA CALMA DENTRO, SENTO LA PACE SOPRAFFARMI FINCHE' NON CHIUDO GLI OCCHI E AVVERTO SOLO DI ESSERCI NE PIU' NE MENO. IO ESISTO. OLTRE QUESTO NEANCHE LO SCORRERE DEL TEMPO IMPORTA PIU'. MA POI UN VORTICE INGOIA LA MIA ESILE FIGURA E NON ESISTO PIU' AFFOGATA NELL'IMMENSO.
NON ESISTO. NULLA. NIENTE. IL VUOTO...E poi... di nuovo il telefono. Alzo la cornetta dopo pochi squilli e dall'altro lato avverto subito la rassicurante presenza di Luca, il mio punto di riferimento. Ne ho bisogno per esistere, ma poi la scritta "HO BISOGNO SOLO DI ME STESSA" appare lampeggiante dentro me come un'insulsa insegna al neon e riattacco. Basta Luca. Basta amici. Basta tutto. Alzo la mano verso la tempia e compio un piccolo gesto.
San Pietro mi saluta, indica una rampa di scale ripide e piene di ragnatele e dice: "Scendi finche' trovi il fuoco... e attenta... non e' cambiato nulla... attenta a non cadere..................................................................................................
Non sono stupita. Impassibile inizio a scendere i gradini. Non mi importa niente di cadere. Ma non inciampo. E' gia' successo troppe volte. Ormai conosco bene la strada. Guardo giu'. Un pozzo scuro circondato da un cerchio di fiamme. E dal fondo mia sorella mi sorride...
Non c'e' coraggio ad andare via e affrontare il mondo, perche' il coraggio sta nell'avere la volonta' di cambiare cio' che si ama. E HO SBAGLIATO LO SO.
IL TEMPO E' SCADUTO
Abbandonata il 7 maggio la mia stanzetta valenciana in modo definitivo (grazie Signore grazie), e la Spagna in modo quasi definitivo, dopo un breve (e traumatico) soggiorno in quel di Bergamo, mi ritrovo nella mia vecchia stanzetta in Sicilia. Tra pareti umide e soffitti decorati da sempre (mi son sempre interrogata sull'età di quegli affreschi proletari), apro scatole e cassetti, ne esamino il contenuto. Decido cosa posso abbandonare e cosa no. Cosa non ricordo più e cosa mi fa piacere pensare di ritrovare, ancora una volta, tra qualche tempo, tra qualche anno.
Sono tutta impolverata. Passa un'amica di mia madre a pagare la polizza della sua auto. Mi osserva con il suo sguardo miope e mi ricopre di complimenti, mi definisce persino "deliziosa". La sottoscritta, capelli arruffati, ballerine spagnole rosse a pois, polo rosa a righine e tuta nera arrotolata fino ai polpacci (il tutto ricoperto da un bello strato di polvere), ringrazia incredula e vogliosa di tornare alla sua caccia al tesoro.
Più tardi si unisce mia sorella. La stanza inizia a riempirsi di scatole e sacchetti:
- scatola delle letterine e dei bigliettini
- scatola delle cose destinate ad essere vendute su eBay. Spiccano Atmosfear, un'orrenda cornice dorata che potrebbe piacere solo a Giada, e la mia collezione di libri di Patricia Cornwell, Dean Koontz e Stephen King.
IT si salva solo perché è il libro più lungo che abbia mai letto, durante un inverno da 14/15enne, appallottolata sul letto con la cassettina di Dookie dei Green Day in sottofondo a ripetizione. Forse erano delle vacanze di Natale, ma non sono sicura. So solo che ogni volta che mi ricapita di ascoltare quelle vecchie canzoni dei Green Day, la cittadina del Maine e il clown malefico riemergono alla luce.
Do' un'occhiata al libro di Jack lo Squartatore. Dico "Mi dispiace vendere questo libro. Ci tenevo taaaanto....". Ma basta una sbirciatina a una delle foto per farlo rotolare nello scatolone dei libri di cui sbarazzarsi.
- busta dei peluche da ficcare in lavatrice. Riusciamo a riempirne persino 2.
- scatola delle vecchie fotocamere. E dopo la penosa visione, durante le vacanze di Natale, di uno scatolone pieno zeppo di vecchie fotocamere ammuffite (volevo uccidermi, giuro), riempiamo la scatola delle superstiti di sacchetti di silicagel. Tie'.
- busta delle cose vecchie da buttare ma da fotografare prima di farlo. Per poi fasi del male riguardando le foto. In questo periodo, ma forse già da un po', la mia mente brulica di idee. Il mio innato senso tragico del tempo che scorre via inesorabilmente mi spinge con insistenza verso un'estetica dell'objet-trouvè e della biografia degli oggetti, degli angeli urbani e dei ricordi che scivolano via troppo in fretta, da attuare non appena avrò un numero decente di rullini. Non sono mai stata così povera: il mio patrimonio attuale ammonta a 2 miseri rullini in bianco e nero. E come se non bastasse, sono al momento confinata in un'isola in cui comprarne uno è pressoché impossibile.
- scatola della cancelleria
- scatola delle vecchie cartoline
E così via.
Riusciamo miracolosamente a gettare via 2 buste enormi di "schifume", tra una partita con i guantoni uncinati e la pallina pelosa, che Marta (piccolo individuo di 11 mesi e mezzo, dai piedi palliformi e incapace di piangere per più di 30 secondi, neanche se le hai appena cavato un occhio. Lo so perché oggi è successo. Non sono cattiva. E' stata lei a scontrare il mio dito con il suo occhietto a mandorla) muore dalla voglia di mangiucchiare. Tra due risate di fronte a schifezze dimenticate e una cena completa di uovo alla coque (non lo mangiavo da almeno 5-6 anni. E non scherzo) e cannoli siciliani con pistacchi sbriciolati.
Alla fine l'allegra famigliola va via, mia madre si installa in cucina, sbattacchiando piatti e bicchieri per una buona mezz'ora, come sempre dopo i pasti. Cerco di finire il lavoro da sola.
Biagio (il cane di mia madre. 8 anni e pelo fulvo, quasi sempre triste senza una ragione evidente) si affaccia sulla porta con uno sguardo di sincero sconforto. Guarda verso il suo tappetino preferito e attraversa la stanza facendo lo slalom sul caos, riuscendo a raggiungerlo. Si guarda intorno per un attimo. E' circondato e sa che non riuscirà a sdraiarcisi. Sbuffa e va via. Ora dorme beato in corridoio.
Ritrovo un foglio stampato con la vecchia stampante ad aghi di papà. E' uno dei miei aborti di racconto. Quanti anni saranno passati? Direi 11. Mi ripropongo di trascriverlo sul blog. Me ne vergogno un po'. Ma voglio che qualcosa di quella ragazzina problematica sopravviva al tempo, ai tarli della carta, a mia madre che riuscirebbe a far sparire persino il mago Silvan, a una possibile inondazione o eruzione vulcanica distruttiva.
Recupero la bambola che si abbronza(va), la spoglio e la lavo per bene. Ha delle chiazze scure sul corpo. Il tempo non ha risparmiato neanche lei. Le pettino e asciugo i capelli, glieli raccolgo in una coda. Mi perdo in lunghi dettagli, cercando di non pensare al fatto che dovrò dormire in una stanza attraversata da un uragano.
E' una scena già vista. Non troppo tempo fa. A Valencia. E sono stanca. Tanto tanto stanca.
E non ci sono ne' Palli Livorno a farmi da orsacchiotto, ne' Nally a strapparmi un sorriso e sopportare con pazienza le mie invasioni, ne' Zolpho a sopportare le mie crisi isteriche e stendermi i panni a casa sua (quelle rospe delle mie ex-coinquiline, che cazzo avranno avuto mai da lavare ogni giorno???), ne' Marco a trasformare un trasloco tragico in una scampagnata, o Giulia che crede sul serio che io sia una persona altruista e generosa.
E grazie al cielo neanche Claire con gli occhi sgranati che ripete "Como puedes tener tantas cosas???".