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e' il 27/05/07.. h.13.33
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indosso... il pigiama
ascolto...
i Dinosaur Jr.
chattando con... nessuno e smanettando con emule vogliosa di nuova musica
pensando che neanche stanotte ho dormito abbastanza...

 

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sabato, agosto 30, 2008


Bilancia (23 settembre - 22 ottobre)

"L'apocalisse non sarà terribile come pensiamo", ha dichiarato al Weekly World News lo studioso della Bibbia Parker Creaston. Il disordine sarà attenuato da un breve periodo di quiete, a cui seguiranno "la pace e l'armonia universale". Allo stesso modo, Bilancia, la paura di un imminente caos nella tua sfera personale si rivelerà eccessiva. Per un breve periodo dovrai affrontare carenze, inconvenienti e ingorghi metaforici, ma scordati le montagne di fuoco, il mare che diventa sangue e le orde di cavallette che spuntano da abissi senza fondo. Sono sicuro che non ci saranno.


sklero di delle 2:29:00 AM 

giovedì, agosto 28, 2008

Appuntamento dalle parti del pratello alle 21.30.
"Ciao Cicia, ti trovo raggiante".
E chi se lo aspettava.

Giornata iniziata male. Un salto dalla Miky per parlare dei futuri stage, uno in Sala Borsa per prendere "Quando Teresa si arrabbiò con Dio".
Mezz'ora dopo abbandono H&M con un sacchetto in mano. Lo shopping compulsivo da teenager fa sempre bene. Bottino: una camicia verde a stelline nere, e una gonna corta viola a balze, sempre a stelline nere, qualche fermaglio per i capelli. Un paio di calzini fuxia. Schizofrenia dei colori e della mente. Ogni giorno, ogni ora, ogni momento ha un suo colore in un infinito gioco di travestimenti. E non vogliamo certo farci cogliere impreparate.

"Ehi bellina".
Svegliata da un bacio. Un leggero tocco freddo che mi riporta alla realtà.
Sono le 7.30, i piccioni tubano sul suo balcone. Controllo lo stato del mio maquillage nello specchio in sala e usciamo.
Metto in moto lo scooter e percorro via Andrea Costa andando incontro al sole nascente. Intravedo solo sagome in controluce, spero di non investire nessuno. Lo stomaco annodato per il freddo. La felpa che indosso è troppo leggera. Arrivo sotto casa, non c'è posto. Parcheggio in una viuzza laterale e sfilo fino a casa. Matita ancora tatuata sugli occhi, sigaretta in mano e crampi allo stomaco. La luce del mattino è diversa da tutte le altre. Qualche uomo semi-addormentato davanti a un bar semi-vuoto. Punto gli occhi sulla nuca di un ragazzo alla fermata del bus. Si volta di scatto come se l'avessi punto, con quello sguardo. Chissà perché quando fissi la nuca di qualcuno poi finisce per voltarsi. Chissà perché esistono rari individui sempre vestiti della luce giusta.
Chissà perché mi sento sempre più bella quando torno al mattino sfatta, con il trucco un po' sbavato e la sigaretta in mano. Mi osservo da fuori e ciò che vedo è la ragazzina problematica di sempre. Che entro un paio d'ore dormirà angelica o sarà tornata donna...

sklero di delle 8:33:00 AM 

sabato, agosto 23, 2008

In questa Bologna, rossa, afosa e deserta.
Neanche troppo rossa. Neanche troppo afosa. Ne' troppo deserta.
Lo stendino con i panni stesi a luglio ancora in mezzo alla stanza. Il tappeto colorato trasformato in un armadio, con lo zainone e le borse aperte e parei, abiti, accessori sparsi sopra. Godiamoci ancora un po' l'aria di vacanza. Come la mia stanza a Lipari trasformata in un deposito bagagli, un caotico guardaroba collettivo. Marta vi entrava furtiva, neanche troppo, e impazziva. Cercava sempre di tirare su la bottiglia con la sabbia di Stromboli e portarla in giro per la stanza, con quelle sue braccine piccole ma forzute. Rubava la mia collana azzurra dal cassettino in bagno, fissava le collane colorate che portavo intorno al collo, nascondeva la preziosissima melanzana trafugata in cucina sotto la mia gonna lunga a fiori rossi. C'è chi cova uova e chi cova melanzane.
Poco più di un anno di vita, sorridenti occhi castano-grigi e insofferenza ai limiti. Lei nel box non ci vuole stare. Mi manca quel suo trotterellarmi intorno per casa, i sorrisi mentre le canto la canzone del mago pancione inventando metà delle parole. Ripenso al suo "Iaia!" forte e quasi rabbioso mentre salgo sulla nave. Decido di non voltarmi, perché fa troppo male. Quel Iaia arriva dritto allo stomaco come un grido d'amore, come un'accusa, come un appello disperato.
Tornerò presto piccola, te lo prometto.

Sono su un barcone, uno di quelli tristi e funerei che riescono a portare 80-100 turisti tutti insieme verso una gita che è più un sequestro che un viaggio. Seduta a prua, mi sporgo nell'attesa di una goccia, un'onda, un segno che mi faccia capire che il mare non è così lontano, che l'interno di questa barca non è così asetticamente separato dall'acqua. Fisso le onde, mi lascio incantare dai riflessi come fili d'argento, dalle piccole biglie scintillanti che esplodono una dopo l'altra verso l'alto per poi confondersi con il tutto. Vorrei fotografarle, ma sono come ipnotizzata. Vorrei condividere l'ipnosi con qualcuno ma sono conscia della difficoltà della mia impresa. Abbandono l'idea e mi lascio ipnotizzare docile. Gli arti atrofizzati dall'immobilità prolungata, il mio corpo non esiste più. Solo fili d'argento e biglie scintillanti, ogni tanto le parole moleste del comandante nel megafono.

Lasciarsi andare in mare. Fare il morto. E' così naturale. Eppure, da piccoli, bisogna impararlo.
E me ne sto così, lasciandomi galleggiare, vestita di sole e pensieri strani, con le orecchie piene di rumore di mare e di nulla. Attimi che sembrano infiniti, minuti che vorrei gridare al mondo. Sssshhh ssshhhh.

Fra continua a cercarmi, ma non ci sono per nessuno. In ogni caso non per lui. Yoash mi chiama, vuole sentire la mia voce. Mi chiede quando tornerò a Bologna. Mi ritrovo a mentire, con un vago senso di colpa. Fanno entrambi parte di un'altra vita. Una passata, l'altra possibile.

Oggi chiamo G., gli chiedo se posso passare a salutarlo. Ma ha un problema. Un problema che è uscito a prendere un caffè ma tornerà presto. Sempre lo stesso problema a cui accennava prima delle vacanze. Gli ho voluto bene. A volte avrei voluto vederlo più spesso, ma voler bene a G. significa capire quanto sia libero, significa volergli bene proprio perché è così libero. Proprio perché è uno che sparisce per giorni, settimane e poi ti chiama quando meno te l'aspetti e in 10 minuti è sotto casa.
Gli dico che son tornata. Che tra qualche giorno arriva A., che mi ha chiesto di ospitarlo. Mi chiede "Perché lo ospiti? Non lo conosci".
Le parole mi colpiscono come uno schiaffo. E' poi vero che non lo conosco?
Cosa significa conoscere qualcuno?
Sento di conoscere A. molto più di G. Non è questione di tempo. Non è nulla di quantificabile. Mi sento vagamente agitata. Non sarà mica pericoloso? Non mi ero mai posta il problema.
Eppure in erasmus ti ritrovi a ospitare gente che non conosci neanche, che non hai mai visto. E che in un batter d'occhio fa già parte della tua vita.
Decido di ignorare G. e sento che è la cosa giusta.

Domenica scorsa me ne stavo chiusa in camera mia annoiata. Guardavo filmati di Carmelo Bene che distruggeva nell'ordine Costanzo, la Parietti, Dio. Mi annullavo di fronte al genio. Pensavo però a quanto sarebbe stato bello essere in barca con Mariano. La Tanina, che mi piace più della mia casa. Che ha sempre una sua dimensione particolare nella quale riesce a trasportarti. Lo dico a mia sorella, lei si arrabbia. Mi rinfaccia che Mariano deve lavorare e non posso certo pensare di occupargli un posto inutilmente. La sua mancanza di sensibilità mi ferisce. Cerca di farmi sentire stupida ma non ci riesce. E' lei a non capire.
[ Ho sempre saputo di avere una percezione distorta della realtà. Ma me la cavo bene. I giorni possono essere manti neri che mi avvolgono o favole scintillanti. E va bene così.
Bologna non è la stessa di un tempo e io so perché. ]
Rimango sola in casa, dopo un po' il mio cellulare squilla. Lo recupero dal davanzale della finestra del soggiorno buio. Rispondo. E' lui. Mi chiede se mi va di andare in barca l'indomani, c'è un gruppo di ragazzi romani della mia età. Una di loro, Maddalena, l'ho già conosciuta la settimana precedente. Lo ringrazio e ricomincio a sorridere.

La sera dopo sono a cena dai ragazzi in una casa splendida a Quattrocchi, uno dei punti più panoramici dell'isola. Quasi un open space candido e arioso, con la terrazza e silenzio intorno. Li invidio un gran bel po'. Il cous cous preparato da papà Orso è buonissimo. Non so se posso già chiamarlo papà Orso, ma è troppo il suo nome. Forse parlo poco, forse no. Mi ritrovo alle 2 sola con L., a parlare e bere vodka. E' tenero, di solito non mi piacciono i biondi ma lui ha qualcosa. Non so se ho voglia di baciarlo, ma forse è più si che no. Non so se ne ha lui, trovo quel suo sorriso indecifrabile. Finisco la mia vodka. Gli chiedo di mettere in moto il vecchio scarabeo che mia sorella non ha mai imparato a guidare senza smettere di considerare suo - e che io, quest'estate, non riesco mai a far partire - e volo via verso il centro, verso casa. Mi addormento con una strana sensazione allo stomaco.

Il giorno dopo andiamo a Vinci. E' bella un po' solo alla fine della giornata, quando la piccola baia inizia a svuotarsi e il tramonto si avvicina. Dopotutto, siamo ad agosto. Non pretendiamo mica di avere queste meraviglie tutte per noi.
E invece si.
Mi chiama A., mi dice che il 25, 26 al massimo, torna a Bologna. Mi chiede se posso ospitarlo per qualche giorno. Mi ascolto rispondere che si tratterà di un sequestro. Da quando sono diventata così sfacciata? In fondo nemmeno lo conosco. Ma allora mica lo sapevo. Mi parla di un certo giornalista con cui parlava qualche sera prima, la linea è disturbata, non riesco ad afferrarne il nome. Mi dice di aver letto il messaggio che gli ho inviato qualche settimana prima su myspace. E' in vena di complimenti. "Scrivi molto bene, sei un genietto". Non so se è vero, era solo qualche frase sparsa.
Più tardi, mi verrà in mente la mia insegnante di musica delle medie. Mi incoraggiava a scrivere, probabilmente perché aveva capito che con la musica, io, ero negata. Ripenserò all'unica canzone di 3 note che sapevo suonare con il flauto, prima di capire che non sarei mai riuscita a suonare altro. Ripenserò a quando cantavo, quando ancora avevo un po' di voce, e non sapendo leggere le note fingevo di farlo imparando tutto a memoria. Aprendo le orecchie come delle antenne paraboliche. Non credo che a lui avrò mai il coraggio di raccontarlo.
Decido di anticipare di qualche giorno la partenza e prendere la nave per Napoli con i miei nuovi pallis romani.

E' mercoledi. Andiamo a Panarea e Stromboli con la Tanina, tutta per noi anche stavolta. Mariano non ci va quasi mai, ma fa un eccezione per i ragazzi. E' bello quando delle persone che si conoscono poco scoprono di essere magicamente in sintonia. Quando con poche parole riescono a condividere storie diverse, attimi di vita. Quando repentinamente ti fanno venir voglia di fare qualcosa che non pensavi di fare.
Ammiriamo le isole, rosoliamo al sole, scattiamo un sacco di foto non in posa. Cerchiamo di spalancare gli occhi e catturare quest'ultimo giorno di vacanza. Leo e Niccolò con le loro reflex digitali, io e Ale fedeli all'analogico, Debora con la sua timida digitalina. Nuotiamo a Panarea in un angolo miracolosamente libero da troppe imbarcazioni. Maddy, o forse Ale, risponde al telefono. Dice "sono in Paradiso". Ed è vero. L. nuota lontano, mi inquieta un po' non sapere dove sia. Io e Ale armate di maschera e coltello partiamo alla ricerca di ricci. Riusciamo a prenderne 5 più una patella. Scivolo con le pinne su uno scoglio viscido, rischio di finire con il sedere sui ricci ma mi salvo per un pelo. Nuoto stringendo la busta con il bottino, ogni tanto mi pungo un po'. Mi riposo su uno scoglio ruvido, accanto a L. che è tornato dai suoi giri e recupera la "mia" maschera scivolata giù mentre ero distratta. Parliamo un po'. E' strano rimanere sola con lui. Questa situazione è un po' come una strana danza di cui è difficile capire lo scopo. Ancora non so che poco dopo, tornati in barca, troveremo Mariano davanti a un secchio colmo di ricci, che L. me ne passerà uno sorridendo, che dall'alto della scaletta fotograferò i suoi gesti. Che dopo meno di un'ora, in viaggio verso Stromboli, saremo nuovamente soli a raccontarci frammenti di vita, a sfiorarci le piccole cicatrici sul viso, e che presto mi guarderà con quei suoi occhi grigi prima di baciarmi. Che 2 giorni dopo, lasciando Roma, verserò qualche lacrima per lui, che nel frattempo sarà già diventato il mio piccolo palli de Roma...

sklero di delle 8:44:00 PM 

giovedì, agosto 14, 2008

Correvo tra i giorni felice. Single convinta, sorriso zen perenne. Inviti, possibilità, telefonate, nessun obbligo ne' responsabilità.
All'improvviso arriva lui e, subito dopo, le vacanze. E io non son più così sicura di niente...

I viaggi possono iniziare bene, continuare male, finire colmi di rimpianti ma rappresentare anche un punto di partenza nuovo, inedito. La famosa quiete dopo la tempesta. E' così difficile conoscere persino se stessi in questa terra di fuoco.

M. è un nonno così giovane. Lo vedi sempre abbronzato, con lo sguardo sereno e profondo, pantaloni bianchi e polo a righe, seduto su una sediolina in attesa di clienti. A volte fa il pescatore, a volte vive a Roma, a volte porta in giro i turisti con la sua barca.
Lei, quando arrivi al molo, la noti subito. E' la più bella di tutte. Ti basta salirci per una volta per capire che è diversa da tutte le altre. Che ha una storia lunga 53 anni, più di quella di M., e che non può svendersi ai turisti qualunque, ma solo a chi lo merita, a chi sa amare il mare, la barca. A chi sa farsi assorbire dal paesaggio senza troppe parole.
Forse è per questo che, ad agosto, M. non lavora poi tanto.
Vorrei aiutarlo ma non so se sono in grado. Tra 2 settimane tornerò a lavorare a Bologna, non mi sento molto bene e forse è il caso che raccolga le energie.
Un briciolo di senso di colpa però, non riesco a mandarlo via.
Abbiamo tutti delle contraddizioni.
M. ama il mare, è triste per le tartarughe che alle Eolie son quasi sparite, per la fauna che cambia, per aver ferito per errore un polpo che un tempo avrebbe ucciso senza pensarci. Ti parla di questo e altro con occhi tristi, mentre fuma una sigaretta che poi spegne in un bicchiere di ferro che tiene sempre davanti al timone.

Il sogno di V. è costruire penne di lusso con il tornio. Ne ha comprato uno, piccolo, che sta imparando ad usare. La gente lo prende un po' in giro.
Ci riuscirà mai?

M. non ha grandi sogni, o forse non lo so. Lei ha una bimba, ogni tanto cerca di fare qualche esame, pensa di laurearsi, un giorno. Ma la sua vita non è poi cambiata così tanto. E' davvero ciò che vuole o ha dei rimpianti?

sklero di delle 5:42:00 AM 

venerdì, luglio 11, 2008

Sempre di corsa tra il lavoro di bidder, i set, le birre con gli amici e la mia casetta, con una media di 3-4 docce al giorno considerate le temperature bolognesi, non ho quasi più neanche il tempo per dormire. Apprendo nuovi mestieri, nuovi ruoli, assorbo informazioni come una spugna. Mi cimento con proiettori roventi, fogli di edizione, foto di scena e nuovi volti, nuove storie, nuovi posti da esplorare.
Amplio le mie conoscenze bolognesi, scorrazzo per la città in scooter come una mina impazzita, nel poco tempo libero corro dagli amici o gironzolo per casa seminuda.
E in tutto questo correre, questo susseguirsi di immagini, nozioni, progetti, abbracci, sorrisi, parole, notti insonni, telefonate e conoscenze fortuite, sono felice. Mi lascio trasportare dalla corrente e vorrei che le vacanze non arrivassero mai. Perché per me la vera vacanza è questa vita. Anche se torno con la schiena a pezzi e gli occhi gonfi, anche se la sveglia è come una fucilata al centro della fronte, anche se tante mattine vorrei spegnere quell'aggeggio infernale e girarmi dall'altra parte. Ma poi mi bastano pochi minuti per saltare giù dal letto, zompettare per casa in slip (ma quant'è bello vivere soli? I pigiami non esistono più), scegliere cosa mettere, fiondarmi sotto la doccia, sgranocchiare un multicentrum, riempire la borsa che ormai è quasi sempre una valigia, afferrare le chiavi e correre fuori. Incontro a una nuova giornata. Che ci sia il sole o meno, poco importa.
Tutto ciò che è stato non esiste più. Tutto questo vivere tra i riflettori, maneggiando gelatine colorate e frammenti di vite altrui o fittizie mi riempie di luce. Una luce che brucia i contorni di ogni aspetto negativo della mia vita passata, e mi impedisce di guardarmi indietro... da un mese a questa parte si guarda solo avanti.

sklero di delle 8:25:00 PM 

martedì, giugno 10, 2008

Ed eccomi nuovamente qui, finalmente in possesso di una connessione e di un eee pc nuovizzimo e già pronto a un viaggetto in Spagna con la sottoscritta. ^_______^
Tornata a Bologna da poco più di 2 settimane, i miei buoni propositi sono andati già a puttane. Giorni e giorni sul set, uno in fiera come hostess in versione talleurcapellostiratotruccoimpeccabileescarpescomode, pochi giorni liberi (per fortuna, perché non ci sono più abituata), pochi scatti nuovi, 4 brevi visite di ex-valenciani, scorrazzamenti in scooter, troppe telefonate dell'ex sempre incazzato, chiacchiere in terrazza, birrette, abbracci, notti brave e conoscenze nuove e interessanti.
A febbraio ripensavo alla mia vita valenciana, a cosa volesse dire essere lì da un anno. A cosa fosse cambiato, dentro di me e anche intorno. Inutile dire che quel bilancio non l'ho mai fatto per mancanza di tempo, di voglia, di concentrazione, di capacità di sintesi. E, paradossalmente, mi è tutto più chiaro adesso che son tornata. Adesso che fuori dalla finestra ho tetti rossi anzichè alberi. Adesso che so che Valencia mi ha cambiata profondamente, e che me la porterò dentro per sempre. Adesso che i miei sentimenti sono perfettamente chiari. O quasi.
Ora che sono qui, di nuovo sola e padrona dei miei spazi e della mia vita, ho capito in che misura quest'anno lontana da Bologna abbia cambiato la mia percezione della realtà. Quanto poco di quella persona triste e poco entusiasta di tutto sia rimasto.
Ho smesso di soppesare ogni cosa sui piatti di una bilancia. Ho smesso di avere paura di non piacere alle persone che stimo, e di uscire con persone che non stimo solo per noia o perché sembra più semplice.
Ho capito che amo la gente, ma se sto sola non mi anniento più.
Ho capito che nella vita non è indispensabile negoziare. Che si può star bene davvero, e non è poi così difficile come sembrava un tempo.
Ho imparato a non conservare proprio tutto, perchè il passato bisogna lasciarlo andar via. E ho capito che talvolta gli addii possono essere necessari, e persino indolori.
C'è stato un tempo, qui a Bologna, in cui uscivo e non mi divertivo. Mi ritrovavo a osservare la gente vivere, a invidiarla. Ora non ho più molte ragioni per farlo.
Nei miei cassetti conservo oggetti rotti da una rabbia cieca di qualche anno fa. Chi ero?
Non ricordo bene. E forse è giusto così.
Domani torno a Valencia. Solo una settimana per riabbracciare i miei amici, riempire le valigie vuote, sostenere l'esame di fotografia, andare dal dentista e riprendere il volo. Chissà come sarà. Mi sembra tutto così lontano. Eppure è passato solo un mese...

sklero di delle 8:30:00 PM 

mercoledì, maggio 21, 2008

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sklero di delle 2:17:00 AM 

Dopo ore di parole e rumore, scende il silenzio su questa casa. Esco con la scusa dello scooter da recuperare. Mi siedo su un muretto. Davanti a me un furgoncino verde brillante, e la luce del supermercato chiuso puntata dritta negli occhi. Neanche qui si vedono le stelle. E' un'isola con il cielo da città. Mi mancano la Nally e le sue attenzioni, le sue battute taglienti e la sua capacità di non annoiare mai. Zolpho con il suo sorriso rassicurante e le sue facce buffe, la sua capacità di trasformare tutto in un gioco. Michele e quel suo accento piacentino, gli occhi brillanti quando fa qualcosa che gli piace, la sua splendida abilità di farsi scivolare tutto addosso. Simonetta e la sua energia, la sua ironia, le sue manie strane e divertenti. Giulia, il suo romanaccio e le ciglia nerissime, quel suo fascino anni '60. Mi manca chi ha il coraggio di essere sempre se stesso e sempre diverso dai più. Chi ha il coraggio di non adagiarsi nei giorni tutti uguali. Chi la vita la vive come un gioco anche quando è pesante, lontano da tutte quelle stronzate di cui ci riempiono la testa. Chi sa come non prendersi troppo sul serio, per vivere davvero, e non si accontenta di sopravvivere come i più. Chi sa creare mondi nuovi, dare senso ai giorni e farti sentire bene.
Tornerò bimbi, ve lo prometto. E lo prometto anche a me stessa.

sklero di delle 1:21:00 AM 

lunedì, maggio 19, 2008

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sklero di delle 10:48:00 PM 

Sono nell'isola. Ancora per qualche giorno. Dovevo fare mille cose. Studiare, prendere il sole, scattare un sacco di foto, stare con la mamma. E invece non riesco che a trascorrere le mie ore di veglia davanti al pc. Facendo di tutto per sentirmi viva. Parlare con i miei amici. Ascoltare musica. Cercare annunci di lavoro che salvo. Ripropormi a vuoto di aggiornare il mio cv italiano. Smanettare con le foto. Aggiornare il mio myspace, aggiungere più contatti possibili. Quasi fosse una sfida.
Lontano da qui riesco a vivere una vita normale. Anzi, più che degna. Sole in terrazza e risate, incursioni in bici dal verduraio delle meraviglie che se spendi 4 euro ha un regalino per te o nei negozietti cinesi, pomeriggi di sole infinito, chiacchiere, abbracci, cene improvvisate ma sempre degne, film gratuiti al vives o sul divano di casa mia o dalla Nally. Fuori da qui sono una 26enne media, e molto felice. Ogni piccolo gesto si trasforma in un'avventura. Diventa qualcosa di scintillante e prezioso, come quando si è piccoli. Nonostante l'angoscia dell'università da finire, e il lavoro che non si trova, e i coinquilini (ormai ex, grazie al cielo) zulu'. E neanche zulu' buoni, come quelli della Nally, ma zulu' brutti e cattivi. Non so se più brutti o più cattivi. Diciamo che è una bella sfida.
Qui mi sento bloccata, incastrata. Cerco solo di non pensare. O pensare il più possibile cercando di ignorare il fatto che il mio corpo sia momentaneamente in un posto che non mi piace per niente. E che amo vedere solo sulle cartoline, o nei miei ricordi, o quando osservo il corso deserto durante la notte. Socchiudo la porta di casa piano piano, cercando di non disturbare il sonno leggerissimo di mia madre ne' di Biagio, che è sempre felice di correre fuori indipendemente dall'ora. Osservo il corso deserto e mi piace un sacco. Ripulito dalla gente. Dagli sguardi invadenti. Dai preconcetti. Dai rumori.
Amo il silenzio. Amo starmene per conto mio tutta concentrata su qualcosa. Molte volte mi sono chiesta come sarebbe stato nascere senza l'udito. E' una cosa terribile da pensare, lo so. Mi piacerebbe che le mie orecchie avessero un interruttore. Da tenere su OFF 2/3 della giornata. Mi piace la musica, mi piace ascoltare attentamente le parole. Canticchiare mentre faccio le mie cose. Mentre sono sotto la doccia o mi vesto, mentre cucino, mentre scorrazzo in scooter o in bici, mentre semplicemente me ne sto sdraiata sul letto a pensare a tutto e niente. La musica è magica. Ma sono i vicini a metterla su non lo tollero. Alzo il volume o metto le cuffie.
Mi piace avere il controllo assoluto della situazione. Solo chi amo davvero è libero di improvvisare. Di parlare ed essere ascoltato, di mettere su la musica che gli pare, di ridere a squarciagola. Non sopporto i bambini che piangono. E i genitori che si indispettiscono se sbuffi. I bimbi son fantastici quando ci si mettono. Ma non tollero un pianto che duri più di un minuto. Quando avrò voglia di sentirne più a lungo metterò al mondo dei pargoli tutti miei.
Mi piace rosolare al sole. Mi fa sentire viva. Mi fa sentire bene. Mi piace vedere le mie mani ogni giorno più abbronzate, e le spalle piene di piccoli nei contrastare con le canotte bianche. Mi piace osservare come le mie occhiaie genetiche si mimetizzano nell'abbronzatura. Mi piace fissarmi dritta negli occhi allo specchio. Notare come brillano quando sono felice, o che strana luce triste assumono quando mi sento persa. Li fisso per almeno 10 minuti ogni volta. Come se cercassi di scrutare al di là di quelle pupille, come se lì dentro si nascondesse un tesoro. Mi piace leggere un buon libro al sole, circondata dalle piante, con i gatti che mi gironzolano intorno sculettando pigri.
Mi piace prendermi il mio tempo. E poi fare tutto di fretta perché se no rischio di fare tardi. Soprattutto se ad aspettarmi c'è qualcuno che amo.
Adoro osservare tutto. Scattare mille fotografie mentali. Anche scattare fotografie vere. Ma forse son troppo pigra per fotografare sul serio tutto ciò che vorrei non dimenticare.
La settimana scorsa ero al porto seduta su una panchina, circondata dalle valigie, in attesa che mamma tornasse a prendermi in auto. Osservavo un pescatore baciato dal sole. Davanti a se' il suo banchetto con le ruote, mentre cercava di vendere del pesce a un signore. Un signore con la pancia enorme, e una brioche col cappuccio appoggiata sul fianco. Seduto sulla panchina proprio davanti a me. O forse era una sedia, non ricordo. Capelli bianchi, 60-70 anni forse. Non è facile intuire l'età di quelle persone che stanno sempre all'aria aperta. Sembrano sempre più vecchie o più giovani. Papà era sempre abbronzato e tutti gli davano 10 anni in meno di quelli che aveva. Poi un giorno sono tornata a casa e non c'era più. Era in ospedale. E quei 10 anni in più che portava così bene gli sono piombati addosso tutti in una volta, nel giro di pochi mesi. Mi manca il rumore della sua vespa bianca. Ora è in un angolo del giardino coperta di erbacce e ragnatele. A volte penso che vorrei rimetterla a posto. Ma non ho soldi. E forse neanche la forza di sapere davvero che quel rumore non tornerà a farlo mai più. Insomma, c'era questo signore enorme con la brioche sul fianco. Non avevo mai visto un signore che mangia una brioche appoggiandola sul fianco durante le pause. E' una cosa poco igienica però affascinante. Mi sarebbe piaciuto fotografarlo. Mentre mangiava la sua brioche e contrattava con il pescatore-poeta, e cercava di vendere un rudere a Filicudi a un "forestiero", come li chiamano qui. Io i forestieri semplicemente non li chiamo. Perché ormai lo sono anch'io, in qualunque posto vada.
Mi piace chiudermi in me stessa quando qualcosa non va. Perché sono brava a lamentarmi, ma non dei problemi veri. Quelli cerco di far finta che non esistano. Anche se poi tornano sempre.
Mi piace pensare che un giorno farò qualcosa di importante. O forse sarò semplicemente felice, e libera. Ancora una volta. Ed essere felici non è un'impresa da poco.
Mi consumo gli occhi vedendo la gente trascinarsi stanca da un giorno all'altro, persone mediocri fare la stessa vita per anni e anni. I miei vicini, per esempio. Lei, a quasi 40 anni, è sempre lì tutta imbellettata e acida. Con la stessa musica truzza a palla. Chissà se qualcuno la sposerà mai, risparmiando a lei una vita vuota e a noi l'atroce ascolto della sua musicaccia. Ogni santo giorno isolano da quand'ero piccola.
Esiste gente che cambia, che va via, che torna diversa. Esiste gente che cambia pur rimanendo sempre nello stesso posto. E gente che viaggia ma non riesce a cambiare. E gente che vedrà lo stesso pezzettino di mondo per tutta la vita. Compiendo gli stessi gesti migliaia di volte. Giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno.
Io non so se son cambiata o no. Spesso i luoghi mi imprigionano. Vi faccio ritorno e mi ritrovo ad essere la persona che sono sempre stata lì. Mi fa paura.
A Valencia sono una persona migliore. Una persona di quelle che se incontrassi a una festa, o per strada, mi piacerebbe tanto conoscere. Sono sempre casinista e inquieta e fumo come una ciminiera, e non è che non mi lamenti mai, però mi piaccio. Nonostante tutto. Mi guardo con gli occhi delle persone che amo e mi amo. E amo le persone che incontro. Mi piace la gente. Mi piace fare cose strane sapendo che nessuno se ne cura. Mi piacciono persino quei tamarri dei valenciani. Mi piace condividere i miei spazi con chi amo, non me ne importa niente dell'ordine. E quando rimetto tutto a posto, lo faccio con un sorriso.
Torno a Bologna, e mi annoio un po'. Vago per i negozi, faccio una spesa striminzita per via dei prezzi, vado in biblioteca, provo a studiare. Invidio i miei colleghi che stanno per laurearsi. Detesto le coppiette. Sto bene con Noemi, e Gian Luca. E pochissime altre persone. Mi godo la mia casa, divento quasi maniacale. Non si entra con le scarpe. Si pulisce sempre tutto. Si poggiano i vestiti sulla poltrona. Eccetera eccetera. Però non so bene come gestire tutto il resto. Come aprirmi alla gente. Eppure in fondo non dev'essere così difficile, se in altri posti ci riesco. Mi fa strano condividere i miei spazi, quando lo faccio sono pervasa da una strana ansia che altrove non mi appartiene. Fumo poco. Mangio troppo o troppo poco. Mi intristisco un po'.
Torno nell'isola e non riesco a uscire di casa. Ne' a parlare troppo con la gente. Neanche con mia madre e mia sorella. E con mia sorella è normale, ma con la mamma mi sento in colpa. Vorrei dirle mille cose, ma a volte sembra non ascoltarmi. E altre volte sembra che sia lì solo per me. Mi da fastidio un po' tutto. Non mi piace uscire per strada quando c'è troppa gente. E' come se non mi piacesse proprio nessuna delle persone che incontro. Il mio cuore si indurisce e diventa pesantissimo. Come una pietra piccola piccola da una tonnellata. Da quando papà se n'è andato questa casa sembra molto più buia. Eppure non riesco a cambiare molto in camera mia. In fondo è lì, in quella stanzetta piccola e umida, che lui mi rimboccava le coperte.
A volte mi chiedo a cosa serva stare così. Pensare a tutte queste cose, sentire tutto in maniera diversa da molti e non poterne parlare con nessuno. Tutto ti scoppia dentro e non sai bene come gestirlo. Da piccola ero convinta che sarei diventata una grande artista. Quando gli artisti soffrono mettono un po' del loro dolore nelle opere, cercando di rendere più leggero il fardello lungo il cammino. Sento come un palloncino che preme forte dentro il petto, e a volte sembra dover esplodere da un momento all'altro. Tirarlo fuori è difficile. E' come un'operazione a cuore aperto. Ci vogliono mestiere, e gli strumenti giusti. Mi piace pensare che un giorno avrò l'uno e gli altri. Nel frattempo viaggio con la testa fuori dal finestrino per annusare l'aria e godermi il panorama. Sperando di non ritrovarmi con un calabrone spiattellato in mezzo agli occhi.

sklero di delle 2:55:00 AM 

domenica, maggio 18, 2008


Forse ho capito voglio fare da grande: la cool hunter. E forse anche la fotografa e la scenografa e la giramondo e l'assistente curatrice di mostre coloratissime.
Mi chiedo per quale motivo io stia finendo la specialistica in cinema, televisione e produzione multimediale.
Ma questo è un dettaglio.
Trascorro le mie notti insonni su internet sperando di trovare, prima o poi, un lavoro decente. Non so bene dove. Cerco un po' a Valencia, un po' a Bologna, un po' in giro per il mondo.
Se qualcuno ha una "bazza" per me, che faccia un fischio prima che io muoia di fame. Grazie. :)

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sklero di delle 4:10:00 AM 

venerdì, maggio 16, 2008


sklero di delle 3:22:00 AM 

"Senti Luca... mi vuoi almeno un pò di bene?"
"Certo, perche'?"
"Sono un casino SOLA..."

CALDE LACRIME CADDERO SUL TELEFONO

Cielo scuro. Cioe' azzurrissimo, ma grigio angosciante filtrato attraverso il velo della rabbia. Una scura esplosione sorda, silenziosa che si allargava fulminea a tratti esitante nelle crepe profonde della personalita' di Valeria, come uno sparo su un vetro che si frantuma a poco a poco senza un vero e proprio schianto.
Era successo un'altra volta. Un'altro sbaglio un passo falso che ne portava altri mille a cui non sapeva porre rimedio e anche riuscendoci mille cose rovinate mille attimi sprecati mille rimorsi mille risentimenti mille incomprensioni mille lacrime rabbiose di angoscia cupa che costringe a stringere i denti e abbassare lo sguardo prima di alzarsi con una nuova ferita al cuore per continuare una lotta che non sarebbe mai finita. Ne' vincitori ne' vinti, solo un innumerevole numero di vittime, piccoli attimi di vita buttati via al vento degli inganni e degli sbagli.

FISSO' I SUOI OCCHI SCURI NELLO SPECCHIO COLMO DI CREPE CON UNO SGUARDO ACCESO DALLA LUCE DELLA SFIDA E DELL'IRA E IMMAGINO' DI PARLARE CON QUALCUNO CHE LA CAPISSE. IMPOSSIBILE. SOLO UN SOGNO. LA LUCE CHE FINO AD ALLORA ERA STATA CERTEZZA VACILLO' PER LIQUEFARSI E SCENDERE ANCORA UNA VOLTA LUNGO IL DELICATO TRATTO DELLE SUE GUANCE... ANCORA LACRIME...

SENTI' LA VOCE DI UN AMICO INESISTENTE DIRLE CON UNA VOCE CALMA MA DECISA, MOLTO PERSUASIVA: "TU NON HAI BISOGNO DI DIMOSTRARE NIENTE A NESSUNO, NEANCHE A TE STESSA PERCHE' SI E' FORTI SOLO QUANDO SI RIESCE AD ESSERE SE' STESSI E SEGUIRE SOLO CIO' CHE LA NOSTRA ANIMA CI GRIDA".
"CERTO" CONTINUO' "E QUANDO AVRO' IMPARATO AD ASCOLTARLA POTRA' SMETTERE DI GRIDARE E DI AFFANNARSI PERCHE' SAPRO' SEMPRE COSA FARE. AL DIAVOLO! CHE CAZZATA COLOSSALE!!! MA CHI E' A RIEMPIRMI LA TESTA DI QUESTE STUPIDAGGINI?! MAH FORSE FA PARTE DEI MIEI SBAGLI FORSE NIENTE E' PIU' RECUPERABILE MA PERCHE'? PERCHE' NASCERE CON LA FORTUNA DI AVERE UN'ESISTENZA PRESUMIBILMENTE PRIVA DI PROBLEMI E SCOPRIRE COL TEMPO DI AVERLO DENTRO UN PROBLEMA, DI ESSERE IO IL PROBLEMA.


CHE MERDA SONO ANDATA PURE FUORI TEMA E NON MI SONO NEANCHE SFOGATA HO SOLO SCRITTO UN MUCCHIO DI STRONZATE


SUA SORELLA ERA MORTA. E CON LEI ERA ANDATA VIA ANCHE UNA PARTE DI VALERIA, UNA PARTE CHE NON SAREBBE PIU' RINATA. ERA DI NUOVO FIGLIA UNICA, SENZA PRIVILEGI. SOLO UN PROFONDO RISENTIMENTO DA PARTE DEI GENITORI.

GRANDE GALASSIA OSCURA. MIRIADE DI PICCOLI PUNTINI LUMINOSI INFUOCATI E PIANETI ORBITANTI. UNIVERSO. VI NAVIGO IRREQUIETA MA CALMA DENTRO, SENTO LA PACE SOPRAFFARMI FINCHE' NON CHIUDO GLI OCCHI E AVVERTO SOLO DI ESSERCI NE PIU' NE MENO. IO ESISTO. OLTRE QUESTO NEANCHE LO SCORRERE DEL TEMPO IMPORTA PIU'. MA POI UN VORTICE INGOIA LA MIA ESILE FIGURA E NON ESISTO PIU' AFFOGATA NELL'IMMENSO.

NON ESISTO. NULLA. NIENTE. IL VUOTO...

E poi... di nuovo il telefono. Alzo la cornetta dopo pochi squilli e dall'altro lato avverto subito la rassicurante presenza di Luca, il mio punto di riferimento. Ne ho bisogno per esistere, ma poi la scritta "HO BISOGNO SOLO DI ME STESSA" appare lampeggiante dentro me come un'insulsa insegna al neon e riattacco. Basta Luca. Basta amici. Basta tutto. Alzo la mano verso la tempia e compio un piccolo gesto.

San Pietro mi saluta, indica una rampa di scale ripide e piene di ragnatele e dice: "Scendi finche' trovi il fuoco... e attenta... non e' cambiato nulla... attenta a non cadere..................................................................................................

Non sono stupita. Impassibile inizio a scendere i gradini. Non mi importa niente di cadere. Ma non inciampo. E' gia' successo troppe volte. Ormai conosco bene la strada. Guardo giu'. Un pozzo scuro circondato da un cerchio di fiamme. E dal fondo mia sorella mi sorride...

Non c'e' coraggio ad andare via e affrontare il mondo, perche' il coraggio sta nell'avere la volonta' di cambiare cio' che si ama. E HO SBAGLIATO LO SO.


IL TEMPO E' SCADUTO




Abbandonata il 7 maggio la mia stanzetta valenciana in modo definitivo (grazie Signore grazie), e la Spagna in modo quasi definitivo, dopo un breve (e traumatico) soggiorno in quel di Bergamo, mi ritrovo nella mia vecchia stanzetta in Sicilia. Tra pareti umide e soffitti decorati da sempre (mi son sempre interrogata sull'età di quegli affreschi proletari), apro scatole e cassetti, ne esamino il contenuto. Decido cosa posso abbandonare e cosa no. Cosa non ricordo più e cosa mi fa piacere pensare di ritrovare, ancora una volta, tra qualche tempo, tra qualche anno.
Sono tutta impolverata. Passa un'amica di mia madre a pagare la polizza della sua auto. Mi osserva con il suo sguardo miope e mi ricopre di complimenti, mi definisce persino "deliziosa". La sottoscritta, capelli arruffati, ballerine spagnole rosse a pois, polo rosa a righine e tuta nera arrotolata fino ai polpacci (il tutto ricoperto da un bello strato di polvere), ringrazia incredula e vogliosa di tornare alla sua caccia al tesoro.
Più tardi si unisce mia sorella. La stanza inizia a riempirsi di scatole e sacchetti:
- scatola delle letterine e dei bigliettini
- scatola delle cose destinate ad essere vendute su eBay. Spiccano Atmosfear, un'orrenda cornice dorata che potrebbe piacere solo a Giada, e la mia collezione di libri di Patricia Cornwell, Dean Koontz e Stephen King.
IT si salva solo perché è il libro più lungo che abbia mai letto, durante un inverno da 14/15enne, appallottolata sul letto con la cassettina di Dookie dei Green Day in sottofondo a ripetizione. Forse erano delle vacanze di Natale, ma non sono sicura. So solo che ogni volta che mi ricapita di ascoltare quelle vecchie canzoni dei Green Day, la cittadina del Maine e il clown malefico riemergono alla luce.
Do' un'occhiata al libro di Jack lo Squartatore. Dico "Mi dispiace vendere questo libro. Ci tenevo taaaanto....". Ma basta una sbirciatina a una delle foto per farlo rotolare nello scatolone dei libri di cui sbarazzarsi.
- busta dei peluche da ficcare in lavatrice. Riusciamo a riempirne persino 2.
- scatola delle vecchie fotocamere. E dopo la penosa visione, durante le vacanze di Natale, di uno scatolone pieno zeppo di vecchie fotocamere ammuffite (volevo uccidermi, giuro), riempiamo la scatola delle superstiti di sacchetti di silicagel. Tie'.
- busta delle cose vecchie da buttare ma da fotografare prima di farlo. Per poi fasi del male riguardando le foto. In questo periodo, ma forse già da un po', la mia mente brulica di idee. Il mio innato senso tragico del tempo che scorre via inesorabilmente mi spinge con insistenza verso un'estetica dell'objet-trouvè e della biografia degli oggetti, degli angeli urbani e dei ricordi che scivolano via troppo in fretta, da attuare non appena avrò un numero decente di rullini. Non sono mai stata così povera: il mio patrimonio attuale ammonta a 2 miseri rullini in bianco e nero. E come se non bastasse, sono al momento confinata in un'isola in cui comprarne uno è pressoché impossibile.
- scatola della cancelleria
- scatola delle vecchie cartoline
E così via.
Riusciamo miracolosamente a gettare via 2 buste enormi di "schifume", tra una partita con i guantoni uncinati e la pallina pelosa, che Marta (piccolo individuo di 11 mesi e mezzo, dai piedi palliformi e incapace di piangere per più di 30 secondi, neanche se le hai appena cavato un occhio. Lo so perché oggi è successo. Non sono cattiva. E' stata lei a scontrare il mio dito con il suo occhietto a mandorla) muore dalla voglia di mangiucchiare. Tra due risate di fronte a schifezze dimenticate e una cena completa di uovo alla coque (non lo mangiavo da almeno 5-6 anni. E non scherzo) e cannoli siciliani con pistacchi sbriciolati.
Alla fine l'allegra famigliola va via, mia madre si installa in cucina, sbattacchiando piatti e bicchieri per una buona mezz'ora, come sempre dopo i pasti. Cerco di finire il lavoro da sola.
Biagio (il cane di mia madre. 8 anni e pelo fulvo, quasi sempre triste senza una ragione evidente) si affaccia sulla porta con uno sguardo di sincero sconforto. Guarda verso il suo tappetino preferito e attraversa la stanza facendo lo slalom sul caos, riuscendo a raggiungerlo. Si guarda intorno per un attimo. E' circondato e sa che non riuscirà a sdraiarcisi. Sbuffa e va via. Ora dorme beato in corridoio.
Ritrovo un foglio stampato con la vecchia stampante ad aghi di papà. E' uno dei miei aborti di racconto. Quanti anni saranno passati? Direi 11. Mi ripropongo di trascriverlo sul blog. Me ne vergogno un po'. Ma voglio che qualcosa di quella ragazzina problematica sopravviva al tempo, ai tarli della carta, a mia madre che riuscirebbe a far sparire persino il mago Silvan, a una possibile inondazione o eruzione vulcanica distruttiva.
Recupero la bambola che si abbronza(va), la spoglio e la lavo per bene. Ha delle chiazze scure sul corpo. Il tempo non ha risparmiato neanche lei. Le pettino e asciugo i capelli, glieli raccolgo in una coda. Mi perdo in lunghi dettagli, cercando di non pensare al fatto che dovrò dormire in una stanza attraversata da un uragano.
E' una scena già vista. Non troppo tempo fa. A Valencia. E sono stanca. Tanto tanto stanca.
E non ci sono ne' Palli Livorno a farmi da orsacchiotto, ne' Nally a strapparmi un sorriso e sopportare con pazienza le mie invasioni, ne' Zolpho a sopportare le mie crisi isteriche e stendermi i panni a casa sua (quelle rospe delle mie ex-coinquiline, che cazzo avranno avuto mai da lavare ogni giorno???), ne' Marco a trasformare un trasloco tragico in una scampagnata, o Giulia che crede sul serio che io sia una persona altruista e generosa.

E grazie al cielo neanche Claire con gli occhi sgranati che ripete "Como puedes tener tantas cosas???".

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sklero di delle 2:04:00 AM 

martedì, febbraio 12, 2008


Foto di spiaggia e sole per non pensare che fuori piove....




Mi táctica es
mirarte
aprender como sos
quererte como sos

mi táctica es
hablarte
y escucharte
construir con palabras
un puente indestructible

mi táctica es
quedarme en tu recuerdo
no sé cómo ni sé
con qué pretexto
pero quedarme en vos

mi táctica es
ser franco
y saber que sos franca
y que no nos vendamos
simulacros
para que entre los dos

no haya telón
ni abismos

mi estrategia es
en cambio
más profunda y más
simple
mi estrategia es
que un día cualquiera
no sé cómo ni sé
con qué pretexto
por fin me necesites

Mario Benedetti

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sklero di delle 5:59:00 PM 

venerdì, febbraio 08, 2008

News:

Martedì sera, verso le 20.30/40 ho rischiato di morire sotto le torri di Serrano, in seguito a un volo in bici. So che può suonare tanto bohémienne ma vi assicuro che non è stato divertente. Per fortuna sono ancora qui, ammaccata e livida, ma ancora pronta a rompere los huevos al prossimo. Tié.

La stessa sera, ancora sotto shock per la caduta, ho visto un film con Bastien. La ciudad de los ninos perdidos. E mentre mi addormentavo, sentivo che mi accarezzava i capelli. Che carino. Ogni tanto fa bene sapere che esistono ometti pronti a coccolarti senza cercare di infilarti le mani chissà dove.

Mercoledì sono stata a pranzo alla UPV con Michele. Il pranzo faceva piuttosto cagare, ma lo svacco seguente sul prato con agenda e libro di Rosalind Krauss al seguito ha compensato degnamente...

Ieri sera sessione di foto con modella alla Ciudad de las Ciencias. Ho fatto un po' di casini con le impostazioni manuali ma spero di aver fatto almeno qualche foto decente, su 2 rullini. La modella era stupenda. Piccola, magrina, sfattoncella, con i capelli metà neri e metà rosso fuoco. Supercarismatica. Prima con addosso le ali e poi con un vestito da vampira. E ho scoperto che le modelle non son tutte delle Barbie deficienti...

Oggi ho smontato e pulito tutta la mia stanzetta. Non che sia un evento speciale, come le pulizie della mia coinquilina, ma sono piuttosto fiera del risultato. E anche qui è appena iniziata la fase "via tutte le cartacce vecchie".

Poi son passata da scuola per lasciare i rullini da sviluppare, ho fatto 2 chiacchiere con Olga e mi ha detto che in classe Carlo continuava a ripetere qualcosa come "corcio". Dopo un po' ho capito che era scorcio... ah ah. Ma quel ragazzo quando imparerà lo spagnolo? ^^"

Fra ha completamente dimenticato come si conquista, o meglio, si riconquista una ragazza. Meglio omettere i particolari per non distruggere la sua dignità. Eppure un tempo sapeva come rendermi felice. E non certo con 2 ridicole foto in accappatoio, degne di un nerd 14enne arrapato.

Domenica pomeriggio arriva Simo... non vedo l'ora!!!! ^____^ Saranno 2 giorni intensi costellati di pasta con gli scampi, cenetta dal chino-giappo e sioppiiing! Non so con quali soldi, ma ci penserò strada facendo.

Mi fiondo a letto a vedere l'ultima parte di 2046. E stavolta spero di non abbioccarmi come al solito.
..

sklero di delle 12:54:00 AM 

PAUUURA.... T_T



Bilancia (23 settembre - 22 ottobre)

"Arriva un momento in cui devi decidere della tua vita", ha scritto Rosellen Brown nel libro Civil wars. "O cerchi di prolungare la tua infanzia o ci passi sopra e te la togli dai piedi". Secondo la mia analisi, Bilancia, nel 2008 arriverà il momento di cui parla Brown. Le prossime settimane saranno il punto di svolta. Quale strada sceglierai?

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sklero di delle 12:51:00 AM 

domenica, febbraio 03, 2008

Questo mese inizia pieno di buone vibrazioni, energie positive... Zolpho, Michele, Carlo, David, Liesbeth, Vale, Bastien, Fernando, la Nally a distanza... nonostante a 2 pareti da qui viva l'ipocrisia fatta persona... ma peggio per lei.

Spesso la gente non ha le emozioni chiare, altro che le idee.
E non fa che trasmettere vibrazioni negative creando il vuoto intorno a se'.
Giada docet.

Non le auguro del male, perché ci pensa già benissimo da sola...

sklero di delle 2:10:00 PM 

venerdì, febbraio 01, 2008

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sklero di delle 5:18:00 PM 

martedì, gennaio 29, 2008

Sono polverizzata, sbriciolata, esausta, hecha polvo.
Ma a - 3 esami.... ^_____^

Stamattina orale di marketing. Pensavo di non superarlo, temevo che la tesina non andasse bene.
E invece. 30.

Perché quando penso di essere preparata gli esami mi vanno male e quando temo di non superarli becco bei voti? mah.
Forse perché quando si ha paura si tende a studiare di più, a non rilassarsi, a non adagiarsi sugli allori, ottenendo un risultato migliore di quando si crede di sapere e si pecca così di presunzione...

Ultimamente vedo la mia vita come quella di una viandante con uno zaino pieno di sassolini. 2 anni fa era pieno di sassolini-esami, ora ce ne son solo 3. Sostituiti da altri sassolini, di tipologie diverse, forse più leggeri forse no. E io continuo, giorno per giorno, a cercare di svuotare lo zaino, per proseguire leggera nel mio viaggio... ce la farò?

ps. ho appena ricevuto una magica mail da Valencia!!!!! Poi vi spiegherò ;)

sklero di delle 7:42:00 PM 

lunedì, gennaio 28, 2008

Sempre pendolare tra Valencia e Bologna, dove in una settimana ho provato a fare un esame che di sicuro non ho superato, ho rivisto il mio ex, mi son presa cura del gattonzolo della vicina (avendo la possibilità di usare, in cambio, la sua magica connessione Fastweb), ho preparato i documenti per chiedere la tesi all'estero e ho tentato di preparare un altro esame che domani saprò se sono in grado di sostenere o meno.

E in tutto ciò, dopo ben 3 anni di caos e quasi un anno di vita spagnola, mi sono data al riordino della mia casetta bolognese:
- ho buttato via ben 3 scatoloni di riviste e cartacce varie (strappare la carta è catartico)
- ho montato una stupenda tenda per la doccia piena di mostriciattoli colorati IKEA, con l'aiuto del mio palli-Fra
- ho messo i gancini cicciosi in bagno
- ho tinto il tappetino del bagno e l'accappatoio di un blu che si intona da dio alla tenda della doccia (w la "coloreria spagnola": 1.50 euro a pacchetto vs i 5 euro della coloreria italiana)
- ho messo su le lampade marocchine comprate, se non erro, da ben 3 anni o più
- ho messo su l'orologio che mi aveva regalato la mamma di Fra nel lontano 2004

Confinata a vivere a Valencia in una casa allo sfascio dominata da uno squallido disordine, mobili che cadono a pezzi e dalla presenza talvolta asfissiante di 2 rincoglioniti tele-dipendenti, una casa in cui l'unico spazio veramente accogliente è la mia stanzetta colorata (non indugierò in una dimostrazione di falsa modestia: ogni spazio da me colonizzato è sì un po' caotico, ma sempre accogliente e rassicurante)... ho deciso che per il mio ritorno in terra italiana voglio che la mia casetta sia accogliente, ordinata e con un sacco di spazio per le mie cosine (quindi VIA tutta la robaccia vecchia). E ovviamente, e questo è il bello, potranno metterci piede solo presenze gradite. ^___________^

Ho provato i piaceri della convivenza, ma anche i dispiaceri di dover continuamente sottostare a brutte sorprese e novità non proprio gradite, a ospiti che arrivano e non si sa mai quando andranno via, alla convivenza con enormi gatti di polvere che sembrano dar fastidio solo a me.
Ed è ora di circondarmi solo di bellezza, ordine e serenità. Perché la vita è già una giungla fuori. Almeno tra le mie 4 mura esigo il potere di esercitare il controllo assoluto.

Eh eh eh.

sklero di delle 4:15:00 PM 

venerdì, gennaio 25, 2008


sklero di delle 7:23:00 PM 

mercoledì, gennaio 23, 2008

Reduce da un volo Valencia-Forlì diventato Valencia-Forlì ma non si può atterrare-Bologna ma non si può atterrare-Ancona ma ci hanno chiamati da Bologna torniamo lì. Per la prima volta ho avuto paura, voglia di piangere e scendere da quel maledetto coso. E alla fine, dopo 3 ore a gironzolare per i cieli, ce l'abbiamo fatta. E forse ero l'unica contenta della deviazione a Bologna. ^^
Appena arrivata, mi sono ritrovata immersa in un mondo grigio. Nebbia grigia, panorami grigi, gente vestita di grigio o nero o marrone.
Mi son mancate persino le spagnole tamarre tutte colorate. Siam messi bene.

Nella mia via ha aperto un negozietto di alimentari pakistano. Proprio di fronte a casa. E anche una piadineria al posto della libreria equosolidale. La pizzeria indiana è sempre lì, e anche il locutorio africano. E per fortuna anche il micro-negozio cinese dietro l'angolo. Ci ho preso una grande scatola di cartone muccata, uno zerbino tutto verde a forma di rana e dei guanti a righe tutti colorati.

Sono in piena Donnie Darko addiction. Speriamo passi. Devo concentrarmi su Almodovar per la tesi... e sono talmente diversi.

Ieri ero così stanca che a un certo punto ho provato a cambiare canale con il cellulare.

Non vedrò la Nally per un mese, e mi mancherà tanto. Con i suoi vestiti tutti colorati, i suoi "wiiii" e il suo sarcasmo malefico che mi fa sentire tanto bene dopo una giornata pesante. In compenso mi restano Zolpho e Michele. E le incursioni dal chino.
Almeno, almeno...

sklero di delle 1:36:00 PM 

giovedì, gennaio 17, 2008


sklero di delle 5:05:00 PM 

giovedì, gennaio 10, 2008


Bilancia (23 settembre - 22 ottobre)

"Essere troppo aggressivi è pericoloso", scrive George R. Elder nel suo libro An encyclopedia of archetypal symbolism (Enciclopedia del simbolismo archetipo), "ma lo è anche esserlo troppo poco". Uno dei tuoi compiti principali nel 2008, Bilancia, trarrà ispirazione da questo saggio consiglio. Purtroppo non hai un buon modello che ti possa mostrare come esprimere con grazia la giusta quantità di muscolatura. Sono tutti troppo grintosi o troppo miti. Dovrai trovare da solo il modo di compiere questa impresa difficile ma importantissima.

internazionale.it/oroscopo/

ma come cazzo fa ad azzeccarci sempre? (zia, perdona la citazione/copiatura...)


Ristorata (o forse frastornata) da un mese di sano cazzeggio, dedicato alle uscite, alle rimpatriate, ai regali di natale e ai viaggi infiniti per tornare a casa, a ore zen chiusa in camera oscura con un buon cd di tango argentino, a mentali festeggiamenti per la partenza dello zulù della stanza accanto. Alle canzoni della Carrà in spagnolo, alle notti passate a colonizzare i divani del Purple Nest con Carlo e la Zia, e/o a guardare film, a immergersi in fittizi mondi altrui, per dimenticare la miseria di vivere con delle persone che con te forse non hanno nulla in comune, e la difficoltà di seguire un percorso lontana da tutti. Tutta sola seguendo decisioni che non sai se poi son giuste.
Iniziamo dall'estate 2005. Ero una neo-laureata, con mille possibilità davanti. Eppure nessuna.
Poi sono diventata una studentessa della fighissima specialistica in Cinema, televisione e produzione multimediale. Pomposa quanto inutile. Già al primo anno non ne potevo più. Eppure prima mi piaceva tanto studiare...
Ero una fidanzatina perfetta, o forse ci provavo. Ma Fra, nonostante le manie di perfezionismo, mi amava così com'ero. Con i miei difetti e il mio stronzissimo carattere.
Sono diventata un'ex, per mia scelta. Ma a lui non è mai passata. E forse neanche a me.
Stiamo insieme o forse no. Ma non riusciamo a uscire con nessun altro. E non usciamo neanche insieme, visto che io sono in Spagna e lui a Bergamo.
E quindi, che cazzo sono adesso?
Ero un'erasmus. E ora sto qui, non mi schiodo da questa città, nella quale ho trovato nuove scuse per fermarmi: ovvero nuovi amici, pochi ma buoni, e una stupenda scuola di fotografia. E nel frattempo cerco di preparare gli ultimi esami e la tesi. Per porre fine a quest'agonia chiamata corso di laurea specialistica in non-so-cosa.
E quindi, che cazzo sono adesso?
Cio' che è certo è che non mi sento più parte di nulla, di nessuna comunità.
Non so qual è il mio posto e se faccio bene a restare qui. Forse vado avanti per inerzia. Forse mi piace stare qui. Ma non mi è più indispensabile. Anzi.
Le regole esistono per essere violate.
Ma quando non hai regole, e nessuno ti dice dove stare, cosa fare e fino a quando, inizi a chiederti quale sia il tuo posto. Quando puoi davvero scegliere, non sai in che direzione andare.
Perché stai bene qui, hai reso le tue 4 mura davvero accoglienti. Le hai riempite di colori, fiori, foto e cartelloni. Di ricordi, di sogni, di speranze. Di amici che di tanto in tanto condividono quello spazio con te.
Ma non riesci a rassegnarti ad alcune cose. E ti manca la tua cucina colorata e sempre pulita, sempre in ordine. E ti manca il tuo divano dal colore non dubbio, ma di un bel giallo solare. Ti manca poter scorrazzare per casa con il pigiama lungo e i calzini, sapendo che non diventerà tutto nero dopo 10 minuti. Ti manca poter vedere Friends in pace. Accendi la tv solo un'ora al giorno ma qui non puoi. Perché è alla stessa ora del programma idiota che piace tanto al tuo coinquilino nerd. E allora, poverino, lasciamoglielo guardare. Ti manca il tuo frigo senza l'acqua marcia che si muove in piccole onde quando apri i cassetti della frutta. Ti manca il tornare a casa e trovare il tuo ragazzo ai fornelli, con il grembiule, che ti prepara il pranzo e ti accoglie con un sorriso. Ti mancano le notti abbracciata a lui. La sensazione di vivere in un posto degno di essere chiamato "casa". Ti mancano perfino i litigi, perché poi si faceva sempre la pace.
E ti ritrovi a desiderare di poter riavere tutto indietro. E a chiederti se sia possibile.
E a deprimerti di fronte alle scarsissime probabilità di trovare un lavoro decente (e remunerato) a Bologna. E all'idea di andar via da un Paese come la Spagna. Che non è il tuo, è vero, ma ti ha accolto a braccia aperte.
E allora, cosa fare?
Restare qui, cambiare città, tornare in Italia.
E poi... sarò pronta per tornare con lui? Ho ancora quella mentalità da fidanzatina che mi teneva al riparo dalle tentazioni? Lo amo abbastanza o è solo una sensazione? Mi manca davvero o son solo fissazioni?
Ci siamo lasciati un anno e mezzo fa. E forse mi sono sempre stufata di tutti perché cercavo in loro qualcosa che non potevano avere. E mi sono innamorata di piccoli dettagli di qualcuno, del loro sorriso, di alcuni modi di dire. Mi sono innamorata di un piccolo toscano sorridente e all'apparenza perfetto, che forse non dimenticherò mai ma che probabilmente non era altro che una costruzione mediatica, una fotocopia del presunto uomo perfetto che non esiste. Mi sono innamorata delle sue belle parole, dei suoi modi di fare. Ma forse era tutto finto.
Ma quando rivedo Fra, è come tornare a casa. Come tornare al passato, un passato in cui ci si può accucciare, riposare, evitare di pensare a nulla... in cui ci si può sentire bene, in cui si può abbracciare un barlume di serena felicità. E' uno stronzo testardo e anche un po' chiuso. Ma è lui. E' come se non avesse mai smesso di appartenermi, come se non avessi mai smesso di appartenergli.
Amo il modo in cui se ne sta tutto concentrato su qualcosa. Che sia un quadro, una scultura, un film o solo un oggetto o una persona. Adoro il mondo in cui guida la sua Piunto, come la chiama lui, e mi da i bacini sulla fronte quando siamo fermi a un semaforo. Mi piace il modo in cui riesce a gestire sempre tutto, a mantenere l'ordine intorno a lui, neanche fosse Mary Poppins. Mi piacciono i suoi pigiami a quadretti, i suoi calzini a righe e i suoi boxer colorati. Mi piacciono i suoi capelli biondi e morbidi che profumano sempre di shampoo. E la cura con la quale si occupa di ogni cosa. Dal piegare i vestiti, al mantenere in ordine la scrivania, al non circondarsi di mille oggetti superflui come faccio io. Riesce a gestire tutto con efficienza, relegando gli impulsi infantili ai momenti di intimità e alla scelta dei calzini o all'uso di una maglia di Garfield per dormire. Non si appallottola in una coperta cercando di non sentire la sveglia e di sfuggire alle responsabilità. Affronta tutto a testa alta. Non lascia spazio alla pigrizia, ne' ai rimorsi che ne conseguono.
E' vero, ci sono aspetti di lui che non mi piacciono. Motivi per cui l'ho lasciato, per cui non funzionava. Ma nonostante gli alti e bassi, nonostante fossimo incompatibili, c'era una forza che ci permetteva di superare tutto, di smussare gli spigoli, di essere felici insieme nonostante tutto. A un certo punto è diventato troppo difficile.
Per un breve periodo ho creduto di poter essere felice senza di lui. Ma forse non è così. Ho sempre un nodo in gola, un vuoto allo stomaco che non mi abbandona se non occasionalmente.
Non so se torneremo insieme, se riusciremo a mediare le nostre differenze, a metterci d'accordo su una città o un Paese in cui vivere. Non credo alle favole, non vedo un futuro roseo e perfetto. Ma penso si possa stare meglio di così.
E io, un ultimo tentativo voglio farlo. Magari non funzionerà. Ma perlomeno ci avrò provato, e sul serio.

sklero di delle 6:21:00 PM 


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